Miscellanea ottobre 2016 (I)

 

Bella Bologna

Su Rai 1. Foto di Paolo Ferrari.

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Un luogo dell’anima

Oggi celebrazioni a Marzabotto. Diversamente da altre zone della nostra comunità nazionale, lì è stata la Linea Gotica, il confronto armato tra due coalizioni, due concezioni del mondo contrapposte e alternative, con tutto ciò che ne è derivato in termini di sofferenze e lutti. Una ferita indelebile, non solo un fatto politico. Si dice spesso: l’Italia è un museo all’aperto. Non a caso in quei luoghi è stato pensato un parco storico-naturalistico con una scuola di pace. Cultura e ambiente non restituiscono solo memoria, danno nuova vita a qualcosa di più impalpabile in grado di custodire un tratto essenziale della nostra identità.

Sotto: un’immagine dei resti della chiesa di Casaglia, a Monte Sole.

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Occhio all’Ungheria

Oggi referendum in Ungheria. Si vota sino alle 19. E’ previsto il quorum. Ma Viktor Orbàn, primo ministro su posizioni ultranazionaliste, ha già messo le mani avanti: «Se vince il No – ha detto – ci saranno conseguenze anche senza quorum». Tema: le quote di redistribuzione dei richiedenti asilo all’interno dell’Unione Europea. Viktor Orbàn è quello che ha deciso di erigere una barriera alla frontiera con la Serbia e la Croazia. Sotto il segno della riaffermazione dei confini, non solo fisici, ha inizio un autunno destinato a misurare la febbre ad un Occidente segnato dal cosiddetto populismo, specialmente di destra, una miscela di paura e voglia di misure forti, orientato a sollecitare risposte di pancia. L’8 novembre le elezioni presidenziali Usa (all’orizzonte il rischio, non la certezza, Trump). A dicembre la celebrazione del ballottaggio per le presidenziali in Austria con un’estrema destra, di derivazione postnazista, da non sottovalutare, anche per l’atteggiamento di revanche che ha verso l’Italia. Quanto all’Ungheria viene un po’ da ridere, se non ci fosse da essere preoccupati. Se c’è un Paese che viene da una storia d’integrazione multietnica, questa è l’Ungheria. Sin dalla fine del IX secolo quando nomadi di stirpe turco-mongola, gli Ungari, penetrarono in Europa, mescolandosi alla popolazione locale prevalentemente di origine slava, rendendosi stanziali. Gli ungheresi dovrebbero rispettare di più quel che realmente sono invece di vagheggiare purezze soltanto ideologiche.

Chi sia Elena Ferrante non ha alcuna importanza. Ma proprio zero.

Colombia: referendum su accordo di pace governo-Farc, il no vince a sorpresa.

La democrazia diretta è una bella cosa, la volontà popolare la vera bussola di ogni decisione, sempre e comunque, la contraddizione tra quest’ultima e gli orientamenti del sistema politico-istituzionale, alle diverse scale, ai diversi livelli, dalla Brexit all’Ungheria alla Colombia, al contempo, altrettanto evidente.

La luce intensa della vita

Quella trasmessa da Susan Sarandon (Oscar 1996) sul red carpet dell’ultima edizione della Mostra di Venezia. 70 berrette.

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Nonsense Ferrante

Una persona vive nel medesimo corpo dello scrittore: solo che tra i due non è detto vi siano rapporti.

San Petronio 2016

Cambiare prospettiva aiuta a vedere meglio.

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Un augurio all’avversario

Tanti vivono la tribolazione della malattia, tra ricoveri, terapie, nell’attesa di responsi che possono tagliare la vita tra un prima e un dopo, presi da pensieri più profondi che vanno oltre la levigata superficie della routine. Bisogna essere grati a chi li affianca, nella cerchia degli affetti, accogliendoli nella famiglia allargata della comunità sociale e sanitaria. Il valore dei diritti universalistici, non dimentichiamolo mai, a favore di chiunque abbia bisogno: lì è l’idea di una società inclusiva e solidale. Oggi Silvio Berlusconi, che ha appena compiuto 80 anni, è entrato nella zona d’ombra della fragilità, anche se da persona privilegiata può permettersi cure a New York. L’avversario politico, mal sopportato quando è stato “al” potere, quando è stato “il” potere, combattutto a viso aperto, ora che è in difficoltà, merita la tregua del rispetto, un augurio di pronta guarigione, un pensiero di umana comprensione.

La casetta degli attrezzi

Sotto: Luigi Ghirri (Scandiano, 5 gennaio 1943 – Reggio nell’Emilia, 14 febbraio 1992), “Parma”, 1984.

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Dal sito del Miur

“Referendum Costituzionale del 4 dicembre, indicazioni di voto per chi si trova temporaneamente all’estero”.

Vuol dire un’altra cosa, ovviamente; si riferisce alle regole per il voto, non a che cosa votare; ma lo spiega male.

La parola del momento è merito – non si sa bene di chi.

Le cose più giuste, sulla discussa perizia, le dice, con straordinaria saggezza, la sorella di Stefano Cucchi, Ilaria.

A proposito del filone conciliare felsineo

Di ieri e di oggi. A chi interessa, ovviamente. Dopo le parole del vescovo Matteo Maria Zappi sui “muri” e sui “portici”.

https://marcomacciantelli.wordpress.com/…/dossetti-il-conc…/

Sotto: il busto di San Petronio, dalla Loggia della Mercanzia, ora nel Museo medievale di Bologna.

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Millennials migrantes

Ora si scopre l’acqua calda: cioè che l’Italia non ha mai smesso di essere un popolo di emigranti. L’anno scorso oltre centomila connazionali. Con un’impennata nella fascia dei nati a cavallo del nuovo millennio. La questione-Italia, tra mancata crescita, mancato riconoscimento del merito e perdita di qualità culturali e professionali, andrebbe vista dal punto di vista di chi, dopo essersi formato qui, si guarda intorno e preferisce andarsene.

La politica come wrestling

Ci raccontiamo è che ci sarebbe una politica, negli altri Paesi occidentali, diversa, più composta rispetto alla nostra, ruspante e rissosa. Delle due l’una. O non è vero. O siamo in presenza ad una italinianizzazione della politica europea. Notizia di oggi: sfiorata la rissa tra deputati M5s nel cortile di Montecitorio. Contestualmente il candidato alla guida del partito di cui è stato leader Farage sino alla Brexit, principale partner di Grillo in Europa, viene ricoverato in gravi condizioni a causa di una colluttazione scoppiata nel gruppo a Strasburgo. Il populismo mena senza confini.

Voto poco Nobel

Nobel per la pace al presidente colombiano Juan Manuel Santos. Solo pochi giorni fa la vittoria dei contrari nel referendum sull’accordo di pace tra il governo e le Farc.

Ministro Giannini: “Caleranno i compiti”. E’ la scuola dell’autonomia.

Il basso corporeo

All’8 novembre, data delle elezioni presidenziali Usa, manca un mese esatto. Il mondo ha un problema. Si chiama Trump. Ma non nel senso che la sua ascesa sia inarrestabile. No. La partita è aperta. Lo è sempre stata. Lo è ancora. Concentrato di risposte che stanno nel basso corporeo, tra la pancia e il resto, la sua figura non è affatto da sottovalutare, ma a suo sfavore gioca un avversario più temibile di Hillary Clinton: se stesso. Come dimostrano le polemiche delle ultime ore. Compresa la malinconia di una sua sostituzione in corsa da parte del partito repubblicano. Ormai c’è: se lo devono tenere.

L’altra faccia della luna

L’intervista di Andrea Tarquini su Repubblica a Jaroslaw Kaczynski, leader del partito nazionalconservatore al potere in Polonia, parla della drammatica crisi attuale, non solo europea e non solo economica, ma più ampia e, in primo luogo, politica, più di tanti giri di frase.

A proposito di certi dibattiti sui social media

Non c’è cosa che produca chiacchiere quanto la chiacchiera.

Una manina caritatevole ha aggiunto: E IN NOI.

Sotto: un’immagine del portale della chiesa di Santa Maria Lacrimosa degli Alemanni in via Mazzini. L’edificio risale agli anni 1540-46; nel Seicento viene ampliato, dato ai Carmelitani Scalzi (1618), collegato alle mura da un lungo portico costruito tra il 1619 e il 1631. Nell’interno: dipinti di D.M. Canuti, G. Garofalini. Cappella marmorea seicentesca di F. Bibiena con “Sacra Famiglia” di L. Pasinelli; volta affrescata da G. Pizzoli.

 

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Sfida all’ok Corral, tra sparatorie verbali e improbabili ritiri

Poche ore fa il secondo “duello televisivo” tra Donald Trump e Hillary Clinton. Uno scontro durissimo. Colpi bassi, gossip, volgarità, insulti. Nella piena delegittimazione reciproca. Alla fine, ancora una volta la Cnn ritiene abbia prevalso Hillary: 57 a 34. Contestazioni sui “social”. Comprensibilmente: c’è un “popolo del web” che non guarda la Tv e che si forma un’opinione, giusta o sbagliata, al di fuori della Tv.

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L’uomo di ferro e non solo

Sotto: un’immagine di Andrzej Wajda (Suwałki, 6 marzo 1926 – Varsavia, 9 ottobre 2016).

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Shitstorm

Un mito da sfatare è che la politica italiana sia per definizione rissosa e che altrove, invece, si affronterebbero con delicati colpi di fioretto nel pieno rispetto delle regole del galateo. Non è così ed è da provinciali pensarlo. In particolare si assiste ad un’escalation nel mondo anglosassone, dove la personalizzazione sta assumendo i toni caricaturali della pura e semplice demolizione dell’avversario. Hillary e The Donald, ma non solo. Qualcuno prima o poi, in qualche talk show, verrà a raccontarci che è di lì che passa l’innovazione politica. Basta non credergli.

Una bella giornata

“E’ meglio vivere tutta la vita da ottimisti, per scoprire, morendo, che si aveva torto, che viverla tutta da pessimisti e scoprire, in punto di morte, che si aveva ragione” (Albert Einstein).

Millimetri

La manovra al pelo esiste: è quando il paraurti si trasforma in una mano che delicatamente accarezza l’ostacolo.

 13 ottobre alle ore 9:32

Scalfarismo, malattia senile dell’oligarchismo.

La scrittura dello sberleffo

Quando, nel 1997, vinse il premio Nobel per la letteratura (già candidato nel 1975) tutti si chiesero: com’è stato possibile? Ma se uno allunga la mano verso lo scaffale e tira giù il volume della “Letteratura Italiana”, diretta da Alberto Asor Rosa, dal titolo “Gli autori”, quello che dà conto dei profili bio-bibliografici di quanti hanno lasciato traccia di sé sulla scena letteraria, a p. 798, si può leggere questo: «Fo, Dario (Sangiano [Varese] 1926). Attore, sceneggiatore e scrittore di testi teatrali… La raccolta delle “Commedie” è pubblicata da Einaudi (5 voll., Torino 1974-77)». Ecco due righe, semplici e chiare, che rendono superfla ogni domanda, per quanto maliziosa. Quel Nobel a Fo non ha voluto premiare la parola auratica della poesia; piuttosto quella impastata con aspetti extraletterari come il teatro. Non solo. Dario Fo ha rappresentato uno specifico filone culturale teso a rivalutare la forma più viva della cultura popolare, che uno studioso come Michail Bachtin ha riconosciuto nella “tradizione carnevalesca”. Una tradizione che attinge le sue motivazioni nella parola “dialogica”; non già quella univoca del potere: quella plurivoca e irriverente della comunicazione popolare. Di questa tradizione, non legata ad un ambito ristretto, nazionale o locale, ma frutto di un profonda e secolare dimensione europea, Dario Fo, nell’esercizio del mestiere totale dell’attore, è stato uno degli interpreti più alti. L’Italia, con lui, non perde un guitto; ma un pezzo rilevantissimo della propria identità culturale.

Sotto: una caratteristica immagine di Dario Fo (Sangiano, 24 marzo 1926 – Milano, 13 ottobre 2016).

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And Bob is a Nobel man

La controcultura entra in Accademia (per la verità ci è entrata da tempo).

Bob Dylan (Duluth, 24 maggio 1941) è stato a Bologna in due circostanze: nel 1997 in occasione del Congresso Eucaristico cantando davanti a Papa Giovanni Paolo II e nel 2015 ospite del Teatro Manzoni (foto sotto).

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Nonsense

Sono le domande che, ad alta voce, si pongono Paolo Sorrentino e Alessandro Baricco. Il primo a proposito della candidatura all’Oscar di “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi: cosa c’entra con il cinema? Il secondo in relazione al Nobel a Bob Dylan: cosa c’entra con la letteratura? Nel 1997 qualcuno si pose il quesito anche per Dario Fo. Gli accademici di Stoccolma sono meno provinciali e imbacuccati di certi nostri autori che si presumono innovativi. Speriamo che altrettanto lo siano i 6000 votanti dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences che decidono gli Oscar.

Corporativismo letterario

Per Alessandro Baricco, se un “drammaturgo” vince un premio alla letteratura, “ci sta, anche se in modo un po’ sghembo”. Sghembo, vale a dire storto, irregolare. E allora? Deve essere dritto? Secondo quali canoni? Li stabilisce Baricco? Non basta. E poi: se guardi alla storia del teatro, non riesci e separarla da quella letteraria, non nelle sue espressioni basse, nelle sue punte più alte. Si tratti di William Shakespeare, Molière o Bertolt Brecht. Oppure di Luigi Pirandello, premio Nobel per la Letteratura nel 1934. Sgembo pure lui. La parola letteraria, oggi, puoi trovarla dove non è prevista. Anche nella canzone popolare, nelle ballate di Bob Dylan. Il mondo sta girando simpaticamente alla rovescia e gli accademici risultano più aperti dei presunti innovatori.

Giornata uggiosa

Cielo inguardabile, come ti giri acqua che sgocciola da un’enorme scodella sporca. Oggi, dalle radio, tutto Bob Dylan. In lontananza i primi versi di “Blowing in the Wind” – e va un po’ meglio.

Tra Lampedusa e Bologna

La ricerca, com’è stato detto, non consiste nella visione di scenari insoliti; ma nel dotarsi di nuovi occhi. Tra immigrazione e quel che sta accadendo nella cultura, Nobel compresi, c’è una relazione: smarginatura oltre i confini. E’ un tratto del nostro tempo. La Notte rossa, promossa dalla Fondazione 2000, giunge alla quarta edizione. Stasera, alle ore 20, all’Odeon: “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, candidato all’Oscar, vincitore dell’Orso d’oro a Berlino. Film o documentario? C’è un racconto? C’è una regia? E’ un film. Lampedusa, zattera del Mediterraneo, porta d’accesso non solo all’Italia, all’Europa, tra disperazione e speranza. Grazie alla collaborazione con la Fondazione Migrantes, la Caritas diocesana, Amnesty International. Domani alle 18, al cinema Lumère, seconda edizione del Premio intitolato a Gino Agostini, partigiano e presidente dell’Agis Emilia Romagna, inventore dell’Odeon e del CCB (Circuito Cinema Bologna). Se, a dispetto della distruzione che c’è stata negli ultimi decenni, nel centro storico di Bologna sono ancora sale di qualità, lo dobbiamo a lui. Dopo “Fuocoammare”, con la Uisp, in piazza, camminata non competitiva. Mi raccomando: “Stay Human”: rimaniamo umani: una strategia per la buona vita.

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Piove sul bagnato

E’ Talete, il protofilosofo, a sostenere che il principio primo è nell’acqua, che l’umidità si trova in tutte le cose, in tutti gli esseri, specialmente in quelli viventi, in particolare in quelli costretti, aggiungo io, a spostarsi per ragioni di lavoro: una dottrina che può sembrar strana, ma che, in giorni come questi, in queste ore, assume la forma di un’evidenza immediata.

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